Il progetto non è solo la riorganizzazione architettonica e l’ampliamento di una struttura scolastica. E’ anche un presidio formativo sul paesaggio come strumento di comprensione del luogo, delle sue prospettive e della sua luce. Sotto il castello, appena oltre il fiume Taro e vicino al campo sportivo è stata ripensata integralmente la Scuola comunale grazie alla integrazione di un Micronido e l’aggiunta di un nuovo corpo che occupa il lato ovest del giardino. Il progetto ripensa infatti l’articolazione degli spazi nel loro insieme suddividendo chiaramente ingressi e aree dedicate intorno al sistema di risalita comune, alla palestrina ed al giardino collettivo. L’intervento diviene così, innanzitutto, un dispositivo di razionalizzazione della struttura e di collegamento diretto ed esclusivo di questi spazi condivisi, intesi come ambiti comuni da attivarsi a rotazione. Se Micronido e Materna vengono ricavate al piano terra dell’edificio originario la Scuola elementare occupa buona parte del nuovo intervento. Qui quattro aule sono disposte, a due a due, sul lato ovest del corridoio di ingresso (la quinta è ricavata nella testata rialzata dell’edificio esistente) e sono affacciate sul piano verde che si distende sull’alveo del fiume fino alle montagne vicine. Un lungo taglio orizzontale consente alla luce di raggiungere in maniera uniforme le quattro file dei sedici banchi previsti e, nello stesso momento, guida lo sguardo, dall’interno all’esterno, verso la valle del Taro. Sull’altro lato la palestrina aperta quasi completamente sul giardino occupa tutto il volume dell’architettura. Un grande lucernaio quadrato, largo come il corridoio, illumina dall’alto l’uscita dalle classi ai due livelli e l’ingresso alla scuola dal basso. Appena fuori il coperto inclinato sul fronte sud dell’edificio, dove doveva essere disposta una lunga lastra di ardesia nera per disegnare con i gessi colorati, diviene luogo protetto per i bambini in attesa dei genitori.
Comune di Compiano
Compiano, 2012-2014
Strutture Marco Pedrini
Impianti Studio Rainieri e Massimo Bocchi
Fotografie di Carlo Gardini