Alcune piccole sculture collegano le forme delle architetture della città alla ricerca progettuale che stiamo svolgendo. L’ottagono del Battistero, la pianta centrale leonardesca della Steccata, i contrafforti della Pilotta come i portici del Regio sono lo spunto per la rielaborazione concettuale di questi archetipi identitari. Sappiamo che i monumenti rappresentano l’idea di città di cui parla Joseph Rykwert, sono simboli in cui tutti si riconoscono, riferimenti condivisi nell’immaginario affettivo dei cittadini. Abbiamo provato a riportarli alla contemporaneità e a reinventarli spogliandoli di tutto quello che non è la plastica derivata della loro matrice tipologica. Li abbiamo disegnati come semplici volumi, distinguendo l’interno lasciato grezzo – forse da accendere - e l’esterno trattato con le foglie dei metalli. Li abbiamo coperti d’oro come la Crisopoli a cui appartengono, con una pelle rovinata dal tempo sulle geometrie chiuse, portate alla loro forma essenziale. Due altri oggetti urbani a reazione poetica li accompagnano. Il primo è Numana che porta a sintesi la ricerca sullo spazio orientato tra interno ed esterno sperimentata negli ultimi anni e vede l’architettura come dispositivo per abitare nel paesaggio. La forma è una cornice visiva che emerge da terra e sceglie dove guardare. Il secondo è Ambone, il volume triangolare che apre una porta verso l’interno, verso quella dimensione intima che chiamiamo il cuore luminoso delle cose parafrasando Ruggero Savinio. Li abbiamo pensati in rame ma potrebbero essere in argento o anche solo in ruggine. Tutti loro sono lì davanti a Parma città d’oro, la grande scultura urbana a cui appartengono che evidenzia il sistema degli spazi pubblici e degli edifici a vocazione collettiva individuati dall’Atlante Civile dell’Architettura, spazio fisico del Bene Comune e metafora costruita della Società Civile. Sono i piccoli protagonisti di una mostra voluta per condividere gli scenari architettonici per la rigenerazione urbana con la popolazione.
Fondazione Cariparma
2021 con Paolo Mezzadri di Metalli Filati
Fotografie di Carlo Gardini e Paolo Mezzadri