Il museo è una singolare combinazione espositiva che allestisce nel luogo di nascita del grande direttore d’orchestra i suoi oggetti di affezione e gli arredi con cui ha vissuto lontano da Parma.
Il percorso propone un’organizzazione tematica del materiale a disposizione della Fondazione Arturo Toscanini raccolto nel tempo. Il piano primo presenta gli ambienti principali dell’esposizione. Gli arredi originali esistenti (divano, scrivania, bacheca del matrimonio) vengono ricomposti nella stanza natale dal titolo L’uomo e l’artista, attraverso una disposizione per accostamento dei reperti a ricreare un ambiente intimo che recuperi l’atmosfera della configurazione originale della casa di Milano.
La stanza de L’immagine del mito raccoglie la maschera funebre e le vesti di scena al centro della ricomposizione dinamica dei movimenti della direzione d’orchestra nei celebri scatti di Robert Hupka. La stanza del pianoforte denominata I compagni di viaggio ordina la documentazione storica dei rapporti con i protagonisti del suo tempo. Quasi come fossero arredi i nuovi elementi allestitivi del museo (le bacheche, le teche espositive e quelle per costumi, la scrivania espositiva) sono stati progettati interpretando la dimensione domestica degli ambienti e reinterpretando in chiave espositiva i mobili antichi di casa - la ribaltina, la cassettiera, la vetrina – come elementi coerenti al luogo e alla consistenza dei materiali – piccoli, carte, lettere, memorie – cercando di ricomporre una densa atmosfera intima. Così al di sotto dello spazio espositivo principale i cassetti possono essere aperti e i documenti possono essere osservati da vicino come in uno studiolo, proprio come voleva Vincenzo Raffaele Segreto.
Alla stessa logica risponde la scelta che delle finiture in legno, in sintonia con il carattere del luogo e dei cimeli e nel rispetto delle normative con bacheche illuminate internamente con la gradazione di luce obbligata dalle norme di conservazione dell’IBC.
La Casa della Musica
Parma, 2005-2007
Fotografie di Giovanni De Sandre, Lucio e Silvia Rossi