Il progetto è una riflessione progettuale sul significato simbolico degli elementi del rito e sul carattere del luogo. Sull’argine del torrente la piccola chiesa di campagna, disposta sull’asse est-ovest, ha due finestre in vetro dorato che bucano lateralmente l’abside e che inondano di luce la chiesa nei pomeriggi estivi. Il pavimento in cotto originario e gli interni chiari creano un ambiente delicatamente semplice. Il furto del tabernacolo ottocentesco originario ha stimolato un ripensamento complessivo del luogo della liturgia attualmente manchevole e dotato di soluzioni provvisorie. Gli elementi della composizione sono immaginati in assoni di legno invecchiato e scavato, grigio come la pietra e reso antico come la croce. Gli altri colori presenti sono il rosso che segna le coste dei piani ripiegati, il bianco per gli interni dei volumi e l’oro per i vuoti luminosi dell’altare. Da un lato la cattedra, banco uguale e diverso, è una lunga panca laterale ricavata nello spessore delle lesene con uno schienale verticale centrale per chi celebra. Al centro la croce, che oggi manca, è gemmata e segna la prospettiva centrale della chiesa in posizione sospesa. Dietro di lei il fondale, come fosse l’altare maggiore perduto, è lo sfondo del rito disegnato sulla misura del quadro del Santo a cui assicurare un altro tabernacolo storico nel frattempo recuperato. Dall’altro lato l’ambone è un sepolcro aperto con un interno bianco che risalta oltre la linea rossa del bordo. L’altare è mensa, calvario, centro dello sguardo ed è segnato dalla croce d’oro del Chrismon. Come la tovaglia di un tavolo tre piani di legno definiscono una cornice trilitica dipinta di bianco. Al suo interno l’incisione della croce è ricavata in negativo per sottrazione di volume fino a raggiungere in profondità due riquadri di vetro dorato – testa reclinata e corpo abbandonato - che potranno risplendere grazie alla luce naturale dell’estate.
Parrocchia di San Lorenzo
Parma, 2015