ex oratorio di San Quirino

ex oratorio di San Quirino
allestimento museografico

L'intervento sull'ex oratorio di San Quirino mantiene quella condizione di luogo della storia in cui il tempo ha lasciato segni importanti. La chiesa non è stata restaurata ma è stata ripristinata e ripulita.
Uno spazio in alcuni punti interrotto e attraversato da crepe che, anche grazie agli affreschi in buone condizioni ed alle statue ancora presenti nelle nicchie, assume uno straordinario fascino di "rovina" che consideriamo assolutamente contemporaneo.
L'allestimento dello spazio espositivo prende atto di questa qualità dell'architettura abbandonata e si limita a prendere una distanza dal perimetro con la disposizione di un diaframma di vetri.
Questo schermo ha molteplici funzioni tra loro intrecciate: le lastre trasparenti proteggono l'architettura storica senza nasconderla, anzi, mettendola in primo piano; la rendono oggetto dell'esposizione essa stessa, in un qualche modo ne sottolineano l'eccezionalità. Sugli stessi vetri sperimenteremo un modo nuovo di esporre attraverso pellicole applicate che appariranno quasi sospese in aria e coinvolgeranno il fondale architettonico nel percorso espositivo. Un atteggiamento che, per differenza, arricchisce sia l'architettura storica che l'allestimento contemporaneo, un aspetto che da architetti ci interessa sottolineare.

L'ex Oratorio di San Quirino (1719 - 1734), progettato da Edelberto dalla Nave, autore anche della chiesa di San Tiburzio (1720-23), del campanile della Certosa e del coro dei Cavalieri della Steccata, presenta caratteri ricorrenti nell'opera di questo architetto molto capace, anche se poco conosciuto dalla città: la pianta a ottagono schiacciato con cupola ovale, le aperture mistilinee e le deformazioni in curva delle trabeazioni interne. Gli affreschi sono opera di Giovanni Bolla (molto restaurati nell'Ottocento) mentre gli stucchi sono di Pietro Reti, così come le quattro statue delle Virtù sotto i pennacchi. La struttura à stata impiegata per gli usi più svariati: nei primi decenni del Novecento è autorimessa, successivamente rivendita di generi alimentari e magazzino, fino a diventare la sede di un teatro e infine danneggiata dall'incuria e dai sismi ma strutturalmente consolidata.

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